Quando sono tornata da Cracovia mi sono detta: devo raccogliere le idee e scrivere qualcosa per cercare di trasmettere agli altri quello che ho vissuto in questi giorni...
Ma poi ho pensato: come faccio a concentrare in poche righe un’intera settimana di emozioni, incontri, preghiere e parole? Sì, perché di parole ne ho sentite veramente tante: i saluti dei ragazzi che incontravamo per le strade di Cracovia, provenienti da oltre 180 paesi del mondo, che urlavano “Italiano batti le mani!”, le catechesi a cui ho assistito, le quali avevano come tema la Misericordia, le condivisioni con i miei compagni di viaggio, e naturalmente i discorsi di Papa Francesco. Ma cominciamo dall’inizio: sabato 23 luglio mi sono recata a Torino con uno zaino, un borsone e tante aspettative, pensavo all’esperienza che avrei vissuto nei giorni seguenti, alle persone che avrei incontrato e con le quali avrei condiviso questo viaggio, tantissime emozioni si mescolavano dentro di me.
Ho vissuto la GMG con 450 giovani del Movimento Giovanile Salesiano, ragazzi e ragazze provenienti dagli oratori di tutto il Piemonte, più alcuni accompagnatori, suore e salesiani. Carichiamo i nostri zaini da montagna con sacchi a pelo e materassini appesi ai lati su ben 8 pullman e partiamo! Il nostro viaggio prevede due tappe, a Udine e a Vienna, prima di arrivare a Cracovia. Gli spostamenti sono un po’ problematici, immaginate centinaia di giovani che tutti insieme invadono gli autogrill (e soprattutto i bagni) in pochissimo tempo, ma gli organizzatori ci dettano i tempi e arriviamo abbastanza puntuali nei luoghi di sosta. Le prime due serate, una a Udine e l’altra a Vienna, vengono animate dai ragazzi degli Oratori di Venaria e Michele Rua di Torino, e subito entriamo nel clima tipicamente salesiano, quello che respiriamo ogni sabato anche nel nostro oratorio: siamo tantissimi giovani, la maggior parte di noi non si conosce, ma giochiamo insieme, balliamo, cantiamo e ci divertiamo un sacco, cominciando a “mischiarci” e a conoscerci meglio.
La seconda sera l’Ispettore don Enrico Stasi ci dà la buonanotte, con un messaggio molto importante: “Sentitevi parte di una storia, raccogliete il testimone di chi prima di voi ha partecipato alla GMG. Non siete venuti qui per caso, ma siete in cammino per rispondere alle domande importanti della vostra vita!”. Andiamo a dormire sempre più tardi (sui nostri materassini, fedeli compagni in questo viaggio, non proprio comodissimi, ma anche questo fa parte dell’avventura) e ci svegliamo sempre più presto, ma i primi giorni passano velocissimi, e in un attimo ci ritroviamo a Cracovia; il nostro pullman percorre le vie delle città già piene di giovani come noi, con gli zainetti in spalla e le bandiere in mano, che ci salutano calorosamente. Giriamo in tondo per circa un’ora (autista top) e alla fine arriviamo al punto di incontro, dove per motivi di sicurezza dobbiamo rifare l’iscrizione alla GMG; dopo qualche ora di coda (rigorosamente sotto la pioggia perché sì, abbiamo constatato che Cracovia è la Londra dell’est) prendiamo i nostri zainetti gialli con il kit della GMG e mangiamo qualcosa per cena, poi a piedi raggiungiamo una parrocchia a 4-5 km dal centro, dove alcuni vengono ospitati nelle famiglie. Il mio gruppo viene sistemato in una palestra (ahhh, i nostri amati materassini) dove possiamo farci una doccia calda (solo le ragazze, i ragazzi devono fare un pezzo di strada e andare alle docce esterne, che sono gelate, ma anche questo fa parte dell’avventura) e andare a dormire.
Mercoledì, giovedì e venerdì al mattino partecipiamo alle catechesi, tenute dall’ Ispettore don Enrico Stasi, dal Vescovo di Taranto e da Monsignor Fisichella; il tema comune ai tre incontri è la Misericordia, che è anche il punto cardine dell’intera GMG. Le catechesi sono ricche di spunti di riflessione, riesco a capire come la Misericordia sia davvero qualcosa di vicino a me, che mi deve portare incontro agli altri, con gesti concreti di aiuto e di vicinanza. Sottolineo la parola “concreto”, perché molte volte parliamo di Misericordia “in teoria”, facciamo discorsi “sulle nuvole” ma la Misericordia è assolutamente fisica, perché in ogni nostro amico povero, emarginato o sofferente troviamo Gesù, toccando la sua carne. Riporto una frase che mi ha colpito: “Hai preso il mio polso e mi hai tirato a te e non mi hai fatto alcun male”, con delicatezza Gesù ci solleva da terra quando cadiamo e ci aiuta a riprendere il nostro cammino verso lui. La Misericordia, come ha sottolineato più volte Papa Francesco, ha sempre il volto giovane, quindi siamo noi giovani per primi a doverci “rimboccare le maniche” per andare sempre incontro agli altri, con cuore misericordioso. Papa Francesco ci aiuta a capire: cosa vuol dire avere un cuore misericordioso?
“Un cuore misericordioso ha il coraggio di lasciare le comodità; un cuore misericordioso sa andare incontro agli altri, riesce ad abbracciare tutti. Un cuore misericordioso sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta, sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione. Un cuore misericordioso sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante. Dire misericordia insieme a voi, è dire opportunità, è dire domani, è dire impegno, è dire fiducia, è dire apertura, ospitalità, compassione, è dire sogni. E quando il cuore è aperto e capace di sognare c’è posto per la misericordia, c’è posto per carezzare quelli che soffrono, c’è posto per mettersi accanto a quelli che non hanno pace nel cuore o mancano del necessario per vivere, o mancano della cosa più bella: la fede” (dal discorso di Papa Francesco a Błonia, giovedì 28 luglio 2016)
Il primo giorno a Cracovia ci raggiungono 22 ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano del Medio Oriente, provenienti da Siria, Egitto e Libano, accompagnati da un salesiano di Damasco, Don Simon. Abbiamo l’opportunità di ascoltare una forte testimonianza sulla vita di alcuni di loro in Siria, un paese in guerra. Ad Aleppo e Damasco ci sono infatti due oratori salesiani in cui questi ragazzi prestano servizio come animatori, il che vuol dire molto di più del semplice “far giocare” i bambini. Ogni giorno qualche animatore parte con dei minibus e recupera per la città i bambini, portandoli in oratorio, questo però è possibile solo in condizioni di sicurezza, quindi molte volte i bambini devono rimanere a casa perché ci sono dei cecchini per le strade della città, oppure perché cadono dei missili. Il loro essere animatori significa soprattutto portare un po’ di speranza ai tanti bambini, ragazzi e adulti che hanno perso la propria casa, i propri cari e soprattutto i propri sogni a causa della guerra.
La cosa che mi ha colpito di più in questi ragazzi è la gioia con cui parlavano della propria fede, una fede forte e autentica, sorretta da una preghiera continua per la pace nel loro amato paese, martoriato dal conflitto. Questa fede è ciò che li fa andare avanti, nonostante tutta la sofferenza che provano quotidianamente, nonostante i momenti in cui anche la loro speranza vacilla a causa del dolore. Abbiamo potuto condividere la forte esperienza della GMG con questi ragazzi, che sono sempre stati sorridenti e sereni, pronti a giocare con noi, a chiaccherare un po’ in inglese e un po’ in italiano, a insegnarci canzoni in arabo e soprattutto a pregare con noi, ognuno nella propria lingua, per la pace in Siria.
I giorni a Cracovia passano velocemente, mentre visitiamo la città attraversando vie piene di ragazzi come noi, che sventolano bandiere di ogni nazione, cantando a squarciagola. Sabato mattina partiamo presto per raggiungere il Campus Misericordiae, un grandissimo campo fuori Cracovia, che avrebbe ospitato quasi due milioni di giovani per la veglia di preghiera e la messa di domenica con Papa Francesco. Per arrivare al nostro settore abbiamo sbagliato strada, quindi camminiamo circa 20 km per raggiungerlo (naturalmente sotto il sole cocente e con gli zaini da montagna in spalla), ma lungo la strada gli abitanti del paese ci offrono bicchieri d’acqua, caramelle, fette di anguria e ci rinfrescano spruzzandoci con le gomme dei loro giardini. Verso le 19 inizia la veglia con Papa Francesco, durante la quale ascoltiamo alcune testimonianze e preghiamo in silenzio o tutti insieme, illuminando il Campus con decine di migliaia di candele accese. Mi è rimasta in mente quest’immagine: quasi due milioni di giovani, inginocchiati, in silenzio, riuniti per pregare Gesù, con le candele in mano, a indicare che siamo luce nel mondo, segno della presenza di Cristo. Passiamo la notte stesi nel prato, con i nostri immancabili materassini e sacchi a pelo, tra insetti vari e moltissima umidità, e riusciamo a dormire qualche ora prima di prepararci, la domenica mattina, alla messa con Papa Francesco. Anche di questo momento, oltre alle forti parole che ha rivolto il Papa a noi giovani, ho alcune immagini in testa, che conserverò per sempre, come quando alla fine della messa abbiamo cantato tutti insieme l’inno della GMG, ognuno nella propria lingua, mi sono girata e ho visto una distesa infinita di giovani che cantavano, sorridendo, sventolando nel cielo le proprie bandiere.
Credo che più degli eterni viaggi in pullman, più dei continui cambi di programma e di orario, più dei pesanti zaini, più dei moltissimi chilometri fatti a piedi, più del cibo dal dubbio colore e gusto, più dell’acqua mai fresca e sempre frizzante, più della pioggia e del tempo pazzo di Cracovia, più delle poche ore di sonno per notte, più dei canti, dei cori, dei balli, più della città invasa dalle bandiere, più dei 2 milioni di giovani radunati a Cracovia, mi porterò a casa molto più di tutto questo. Porterò a casa le condivisioni con i miei compagni di viaggio, i sorrisi e le chiacchierate, i silenzi che dedicavo solo a me, “a tu per tu” con Gesù, le parole che ho sentito e che in me hanno risuonato, come se le sentissi rivolte proprio a me in quel momento. Ma soprattutto porto a casa la voglia di lasciare quell’impronta che nessuno a parte me può lasciare, non di stravolgere il mondo ma di cambiare il quotidiano, con piccoli passi concreti, e chiedo al Signore Gesù di “lanciarmi nell’avventura della misericordia, di lanciarmi nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri, con coraggio!”
Francesca Lombardo