Siamo giunti al terzo incontro del cammino ideato da don Gianluigi per la nostra Unità pastorale. La serata ha come relatore don Luca Ramello della diocesi di Torino e l'argomento riguarda le relazioni all'interno dell'oratorio.
La serata si è svolta a Polonghera, con la presenza di un discreto numero di partecipanti da tutti i paesi facenti parte dell' UP49.
La prima domanda fatta da don Luca ha già spiazzato i partecipanti: oratorio e relazioni o oratorio è relazioni? Dal punto di vista grammaticale il senso della frase cambia e la seconda non è nemmeno corretta nel parlare comune. Eppure per noi cristiani è proprio la seconda frase quella più coerente con ciò in cui crediamo. La nostra fede è in una stretta relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo.
Prima frase è da: first reaction shock! Colpiti e affondati.
Il dialogo si è poi dipanano su tre gomitoli principali: il divertimento, il senso di comunità educante e la presenza nelle nostre azioni del Signore. Tre gomitoli formati da fili di colore differente e separati, che possono stare sa soli, oppure creare un maglione spettacolare. L'oratorio esiste se ci sono questi 3 pilastri principali e se questi sono in relazione.
Secondo colpo duro per gli ascoltatori. Che bomba!
Nei nostri oratorio ci sono tutti e tre questi pilastri? Se si qual è quello più portante e quello meno prestante? E tra loro c'è relazione? Che tipo di relazione?
La terza bordata al cuore arriva con un pensiero su 3 domande, alle quali ognuno deve rispondere per se stesso. Perché vai all'oratorio? Perché fai l'oratorio? Perché vuoi l'oratorio? Ogni fascia di età sente più sua una domanda. La prima può essere affiancata ai primi anni età, in cui si cerca il divertimento. La seconda è per chi fa lo step dopo e passa ad animatore. La terza più per gli adulti che con il volontariato o la presenza danno la loro mano.
La base è: si sta in oratorio per piacere e non per dovere. Prima o poi il dovere creerà in ognuno di noi un senso di insoddisfazione, se i risultati non si recepiscono e non sono concreti. L'oratorio è anche apertura gratuita a tutti, senza eccezioni, con il rischio di non ricevere nulla in cambio. Qui interviene la forza, la fiamma da tenere sempre vigilmente accesa, ossia il Signore. Affidarsi a lui senza scoraggiarsi (questa pandemia ha "bombardato" i nostri oratori, facendo perdere per strada molti frequentatori). Questo è il monito di don Luca. Cercare di innovarsi e non rimanere saldi al periodo pre-pandemico. Quello ormai è passato.
È tempo di usare il linguaggio della ricostruzione e imparare dal quel seme di frumento che si lascia morire nel suolo per poi dare molto frutto. Questo è il tempo in cui siamo e questo è il tempo in cui dobbiamo agire, con l'aiuto costante del Signore.
L'oratorio è famiglia, grazie alle relazioni che si intessono e che sono in grado di resistere alle difficoltà. Non lasciamoci intimorire, affidiamoci sempre nelle mani di Colui che ci ama e creiamo relazioni autentiche, vere, profonde.
Massimiliano Invernizzi