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Il 9 maggio Don Daniele Ercoli ha celebrato la sua prima messa alle ore 18:00 nella Parrocchia di Moretta. Alla celebrazione hanno partecipato moltissimi giovani e bambini dell’Oratorio, che hanno fatto sentire la loro presenza gioiosa e hanno condiviso questo momento importante con Don Daniele.

La messa è stata coinvolgente per tutti, adulti e ragazzi; durante l’omelia Don Daniele ha parlato dell’amicizia, di quanto sia importante costruire rapporti profondi e solidi, sulle orme di Gesù, che ha insegnato ad amare i propri amici fino a donare la vita per loro. Dopo la celebrazione, alcuni adulti e ragazzi si sono spostati in Oratorio per un rinfresco e per dare alcuni regali a Don Daniele: i parrocchiani gli hanno regalato un set di libri per la messa e un kit per celebrare all’esterno, ad esempio in montagna; i giovani, invece, gli hanno donato un CD con molte canzoni e un orologio con un’incisione (“basta che siate giovani perché io vi ami”). Don Daniele si è emozionato alla vista di questi doni, ma soprattutto per l’affetto dimostrato dalla Comunità di Moretta, che si è stretta intorno a lui in un momento così importante.

Francesca Lombardo

Alcuni giorni dopo abbiamo intervistato don Daniele:

Come nasce una vocazione? Quali esperienze sono state decisive per te?
Credo fondamentalmente che siano due gli ingredienti principali. Il primo è la preghiera: solo parlando con Dio puoi avere la risposta a qual è il tuo posto nel mondo. Ogni uomo è stato creato con uno scopo e la maniera migliore per scoprirlo è chiederlo al Creatore. Io ricordo che quando facevo l’università a Gorizia andavo a dire i vespri nel monastero di clarisse che si trovava proprio di fronte al cancello dell’università. Pregavo il rosario, spesso la sera, prima di andare a dormire, per affidare a Maria le cose che più mi stavano a cuore.
Il secondo ingrediente per me è stato l’apostolato. Facevo il volontario in una casa famiglia dove venivano accolti minori in difficoltà ed è stato per me una bella esperienza.

A chi o a cosa stavi pensando durante l’ordinazione?
Sono arrivato ad Aquileia con un largo anticipo, così mi sono messo nel battistero, da dove sarebbe partita la processione di ingresso, per pregare un po’ con calma. Ero molto sereno, finché non si sono aperte le porte del battistero e siamo entrati in chiesa: è stata una sensazione strana, perché vedevo i volti delle persone che hanno accompagnato la mia vita nelle varie tappe. Era un po’ come aver riassunta davanti a te la tua vita nei volti delle persone che sono state significative. Mi guardavo attorno ed ogni persona mi richiamava le esperienze vissute insieme, mentre nella mente mi ripetevo: “È per loro che sto donando la mia vita”. È inutile nascondere che mi sono commosso più volte.

Cosa hai imparato dall’esperienza del lavoro pastorale a Moretta?
Be’, innanzitutto ho visto quanto bene può volere una comunità parrocchiale ad un chierico o un sacerdote: è commovente sentirsi circondati da così tanto affetto.
Dal punto di vista pastorale due sono le cose che ho sperimentato. Innanzitutto una conduzione dell’oratorio non verticistica con progetti calati dall’alto, ma una leadership condivisa, con moltissimi momenti di confronto e decisioni prese veramente insieme, informando tutti e senza mai scavalcare nessuno, con progetti che partono dal basso.
In secondo luogo l’esigenza di lavorare a livello giovanile sempre più insieme come Unità Pastorale, mettendo in comune le risorse: credo che oggi questa sia la modalità necessaria per costruire la Chiesa.

Che progetti hai per i prossimi anni?
L’anno prossimo rimango a Torino per concludere la licenza in Teologia Pastorale. In teoria dovrei continuare a venire all’oratorio di Moretta, se non interviene niente di particolare. Poi ho chiesto di poter fare qualche anno di inserimento in un oratorio della mia ispettoria di origine (Triveneto) prima di dedicarmi al compito che mi è stato chiesto: quello di prepararmi per l’insegnamento universitario della catechetica.

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