Per chi ha letto l'articolo del campo di Assisi dell'anno scorso sarà più semplice immedesimarsi in questo breve e per nulla (purtroppo) esaustivo racconto che seguirà;
per chi non l’avesse letto, il presente articolo ha come obiettivo quello di trasmettere ciò che una trentina di giovani hanno provato. Dove? Nella città di Padova nei giorni che vanno dall'1 al 3 novembre. Con chi? Con i frati e suore dell'ordine dei cappuccini. Il gruppo che ha animato i 3 giorni era composto da: Suor Milena, Suor Silvia, Fra Enrico e Fra Valentino. Il gruppo animato, invece, era composto da 19 ragazzi di Moretta e 10 giovani provenienti da altri comuni e da due cuochi che hanno messo gentilmente a disposizione il loro tempo e il loro impegno.
Giovedì la partenza è stata programmata presto per sfruttare la mattinata per il viaggio e il pomeriggio per svolgere già delle attività. Lungo il tragitto la pioggia ha tenuto compagnia alla comitiva fino all’altezza di Sirmione, ma il tempo uggioso non ha influenzato l’animo dei giovani che si sono conosciuti, hanno pregato, cantato e sorriso insieme. L’ospitalità in territorio veneto è stata gentilmente offerta dai missionari comboniani con una struttura veramente grande e accogliente. I missionari comboniani sono un ordine religioso rivolto alla predicazione nei Paesi più poveri dell'Africa e dell'America del Sud (per approfondire visitare il sito https://it.wikipedia.org/wiki/Missionari_comboniani_del_Cuore_di_Ges%C3%B9). Dopo la sistemazione nelle camerate, suddivise tra maschili e femminili, il team religioso dei frati e delle suore ha raggruppato i giovani spiegando subito il tema centrale del campo: la bellezza. Non intesa solo come bellezza esteriore, ma anche e soprattutto come bellezza spirituale. Il campo viene nominato “Kalos Padova” dove la parola “Kalos" in greco significa proprio bellezza. E quale modo migliore se non iniziare con il presentarci un patrimonio del territorio molto significativo per i padovani e per i veneti in generale: la Cappella degli Scrovegni (https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_degli_Scrovegni). Questa contiene entrambe le asserzioni di bellezza prima elencate; i ragazzi hanno potuto assaporare, grazie alle foto sapientemente scelte dagli animatori religiosi, codesta importante struttura. Questa racchiude 3 serie da 12 affreschi che percorrono ognuna storie differenti ma inevitabilmente incrociate: la storia di Gioachino e Anna che hanno dato alla luce Maria, quella che poi diverrà la mamma di Gesù; la nascita di Gesù e per ultimo il percorso che porta alla morte e risurrezione del Signore. Ogni affresco contiene tratti caratteristici e un piccolo senso dal quale trarre il significato che il pittore vuole dare a chi lo guarda. Su una facciata è anche rappresentata il giudizio finale. Il senso più ampio è stato quello di voler trovare la bellezza di ogni affresco all'interno di queste storie, essendo consapevoli che la bellezza più grande la si vede con gli occhi di Gesù.
Tra tutte le peculiarità una è rimasta davvero impressa nella mente dei giovani: nell’affresco che rappresenta forse uno dei momenti più belli, in cui sboccia l’amore tra Gioachino e Anna, che sarà fecondo con la nascita di Maria, si vede la donna velata, dipinta con velo scuro, con viso cupo. La spiegazione è stata rimandata alla sera, perché è arrivato il momento della visita vera e propria. La struttura era situata a 10 minuti di camminata all’edificio che ospitava il campo e dopo i soliti iter dei biglietti, la visita poteva avere inizio. Svariati video hanno introdotto le caratteristiche della struttura e quando è arrivato il momento di ammirare in prima persona questo patrimonio l’effetto di stupore ha invaso tutti quanti. Ognuno ha trovato il suo affresco preferito o lo spezzone di storia più bello. Dentro si poteva davvero respirare quello che Giotto ha voluto trasmettere più di 700 anni fa. Le forme prendono vita, aiutate dai giochi di luce e dagli splendidi colori tutti con un significato: nulla è stato lasciato al caso. Il bianco la fede, il verde la speranza, il rosso la carità, il blu la sapienza. La volta contiene stelle ad otto punte, con otto pianeti rappresentati dai profeti, che girano intorno al sole che è Dio. I ragazzi sono stati tutti meravigliati da questa Cappella e ognuno ha fatto proprio il senso di bellezza spiegato dai frati. Sulla via del ritorno, infatti, ci si sono scambiate le impressioni personali e quest’anno erano diversificate e particolari. Prima della cena è stata celebrata la S. Messa per la ricorrenza della festività di Ognissanti e Fra Enrico nell’omelia ha marcato il fatto che i Santi hanno vissuto come noi e hanno permesso alla bellezza divina di entrare nelle pieghe della quotidianità. Essere Santi è essere belli, vivere la bellezza del Signore in ogni momento della propria esistenza. Con tanti input nella testa ci si è preparati per la cena che ha previsto un menù a base di polenta con spezzatino o formaggio. La serata è andata avanti con giochi per armonizzare la compagine e il denominatore comune è stato il mettersi in gioco sempre e la voglia di divertirsi e sorridere. Tutti a nanna? No perché nella mente di tutti è rimasto il mistero irrisolto della donna velata presente in un affresco della Cappella degli Scrovegni. Incuriositi da ciò è stato facile, malgrado la stanchezza derivante dalla sveglia mattutina e dall’intensità della giornata, seguire l’ultimo momento di catechesi. Fra Enrico ha rivelato che la donna velata non è altro che il rifiuto di farsi invadere dalla bellezza; quando uno non si fa prendere dal senso del bello rischia di voltarsi e trovare sempre e comunque qualcosa che non va, il brutto, l’insipido. In ogni momento bello in agguato c'è sempre la donna velata. E quali sono le categorie di persone che rischiano di non accorgersi della bellezza o più drasticamente la rifiutano? Il perfettino, il competitivo, l’”uomo che si è fatto da solo”, il “fratello”, il tamarro, il fuggitivo e l’”io sto bene da solo". Chi in un modo o nell’altro, tramite comportamenti e frasi rischiano di far prevalere quella donna velata che, se ci si facesse pervadere dal senso di bellezza, ci si facesse emozionare dal bello, non la si prenderebbe nemmeno in considerazione. La domanda che chiude il primo giorno di campo a Padova è stata: ma tu quali di questi personaggi sei? Quale di questi a volte nella mia vita rappresento? I giovani con tanti tarli in mente e ormai sfiniti, dopo la compieta serale che chiude la liturgia delle ore, sono andati a dormire volentieri, pronti per il seguente giorno.
La mattinata è stata aperta con la colazione a base di latte, caffè accompagnati da biscotti e marmellate. Il programma ha previsto la visita alla Cattedrale di Padova e al vicino Battistero (https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Padova). La visita è stata condotta da Don Paolo (non il nostro) che ha portato il gruppo all’interno di queste strutture e per il Battistero ha usato una tecnica che è piaciuta molto ai giovani: quella di chiudere gli occhi e aprirli solo al suo segnale. La visuale della volta che si è presentata è stata meravigliosa a detta di tutti con affreschi che rappresentano momenti biblici, di vangelo e dell'apocalisse. Tutti si sono impersonificati in un neobattezzato del 1300 che veniva immerso per tre volte nella vasca dell'acqua benedetta e che come prima immagine veniva accolto dalla figura paterna del Cristo. La Cattedrale invece è risultata più essenziale nelle sue forme e nel semplice colore bianco, con altare, cattedra (intesa correttamente come sedia) del vescovo, ambone e crocifisso che seguono i tratti dell'arte moderna. Nella seconda parte della mattinata è seguito il secondo grande momento di catechesi dove Fra Enrico ha sottolineato come in ogni battezzato è stato inserito il seme della bellezza, proprio con il Sacramento del battesimo. A tal proposito è stato letto il brano del Vangelo di Giovanni che riguarda Nicodemo. Questo è fariseo e ha due facce: al mattino rispetta la legge e vive secondo le regole dei farisei; alla sera, per evitare gli sguardi degli altri, cerca il Signore e la sua bellezza. Il brano evidenzia una grande incomprensione legata ad al termine greco “anothèn”: Nicodemo lo intende come una nuova nascita dal punto di vista biologico, mentre Dio la intende come il “nascere dall'alto". Il punto focale del brano è questo, nascere dall'alto tramite il battesimo. È stato anche analizzato l’affresco della crocifissione degli Scrovegni. Qui si notano 3 tipologie di persone: i sofferenti che si aprono alla bellezza divina della crocifissione, i centurioni che guardano i loro interessi (vesti) e sono chiusi alla bellezza e il soldato con la lancia che rappresenta colui che si accorge della bellezza, ma sempre troppo tardi. Ogni cristiano è chiamato ad accogliere la bellezza di Gesù crocifisso, perché è lui che dona la vita ed è lui che viene a cercare ciascuno di noi. Sopra il crocifisso, Giotto, oltre alla solita frase “Gesù Nazareno Re dei Giudei” ha aggiunto la frase “qui", “ora" e non solo 2000 anni fa. Significa che ogni giorno Gesù è lì per noi, pronto a donarsi per farci apprezzare la bellezza. “Se nella vita vuoi splendere, lascia fare a me" dice il Signore. E con queste provocazioni lanciate ai nostri giovani la mattinata si è conclusa con un momento davvero particolare: il rinnovo delle promesse battesimali, il fare memoria di ciò che abbiamo fatto da neonati. L'obiettivo è stato quello di rafforzare in ognuno la consapevolezza che con il battesimo siamo chiamati alla bellezza, ad accogliere Gesù nella nostra vita quotidiana. Momenti davvero forti e meritevoli di essere vissuti per non perdere mai la strada tracciata per noi.
Tornati a piedi dalla Cattedrale i cuochi, puntuali come sempre, hanno fatto trovare preparato il pranzo sempre ben accetto da tutti. Dopo la siesta l’attività pomeridiana ha previsto la catechesi di suor Milena che ha introdotto la chiamata alla bellezza dell'amore che il Signore riserva ad ognuno di noi. E noi abbiamo diverse modalità di rispondere: essendo coinvolti, rifiutando, ignorando. Gesù ci chiede di vivere la bellezza in modo attivo, facendosi coinvolgere, dev’essere bellezza gustata che si trasforma in delizia. Successivamente il gruppo è andato a visitare un'altra bellezza strutturale di Padova: la Basilica di Sant'Antonio (https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant%27Antonio_di_Padova). Qui frate Giuliano ci ha accompagnato a vedere le bellezze di questa splendida struttura, evidenziando le peculiarità artistiche e pittoresche con un dettaglio e una passione che ha permesso ai giovani di assaporare al meglio tutti i dettagli. La giornata è continuata con la cena e i balli occitani animati da Fra Valentino che si è dimostrato un professionista in questo campo. La catechesi della serata è stata tenuta dalla giovane e bravissima suor Silvia che ha letto il brano dal Vangelo di Giovanni in cui i discepoli cercano un qualcosa. Anche noi siamo cercatori di qualcosa, di desideri e questi rendono la nostra vita mistero, avventura, insomma una cosa seria da seguire e in cui crediamo. E ognuno di noi possiede desideri differenti che ci rendono originali tra gli altri e agli occhi di Dio. Per essere aperti alla bellezza bisogna essere felici e dall'enciclica di Papa Francesco “Gaudete et exultate” la suora ha estrapolato 3 punti per cercare di dare una risposta per chi cerca la felicità: vivere con gioia e avere senso dell'umorismo, non farsi rubare la speranza e imparare a discernere cosa è bene per me. Con questi pensieri i ragazzi sono andati a dormire per recuperare le energie e affrontare l’ultimo giorno del campo.
Il terzo giorno, dopo la colazione, Fra Valentino ha letto dal Vangelo di Marco il brano dei magi che accorrono, seguendo la stella cometa, a Betlemme per accogliere Gesù. Come i magi, siamo noi che dobbiamo muoverci per vedere la bellezza e non rimanere ad aspettare; Gesù ci chiede di partecipare alla bellezza in movimento, non aspettandola. E come i magi si sono fatti guidare guardando il cielo, il rischio per noi è camminare sul ventre, seguendo le proprie passioni/voglie. Se non si sta attenti al discernimento della bellezza, e se si cammina sul ventre, questa può portare alla distruzione (alcool, soldi ecc.,). Il brano letto addirittura dice che la bellezza c'è già, non dobbiamo fare nulla di nuovo noi “[…] Nato Gesù a Betlemme di Giudea”. Dice anche però che la bellezza è presente anche nei momenti in cui pensiamo solo a noi stessi o nei periodi burrascosi, bui “, al tempo del re Erode […]”. L’incontro si è concluso con un’attività personale in cui ognuno segnava su una carta d'identità “spirituale” la grande bellezza che Gesù ci ha donato e sulla quale Lui deve puntare. Prima di pranzo è stata data la possibilità di visitare i punti della città ancora inesplorati e il gruppo è stato nella Piazza della Frutta in cui c'è il Palazzo della Ragione, nella Piazza dei Signori con la magnifica Torre dell'orologio e il Prato della Valle, piazza che è seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca come estensione. Tornati nella struttura comboniana è stato fatto il pranzo, dove si è anche festeggiato l’onomastico di suor Silvia con tanto di torta e canti per l’occorrenza. Dopo aver pulito le stanze è stato fatto il momento di condivisione che caratterizza questi campi. Il momento è importante perché serve a rielaborare tutti gli input ricevuti, cercando di portare a casa un bagaglio personale in più rispetto a prima.
L’articolo non può racchiudere tutto ciò che è capitato in questi 3 giorni ovviamente, ma come sempre in queste occasioni ha l’obbiettivo di trasmettere il più possibile gli avvenimenti vissuti e annunciare a chi non era presente i messaggi che i frati e le suore ci hanno passato. Un ringraziamento va a loro, alla casa missionaria comboniana per la gentile ospitalità e ai cuochi sempre pronti a deliziarci con piatti sostanziosi e di ottima qualità.
La bellezza c'è, è sempre presente, sta a noi accoglierla, vederla, viverla facendola nostra, deliziandola. E questo avviene solo se capiamo di essere figli di Dio con il battesimo, di essere amati da Lui fino alla morte in croce, di essere accettati per quello che siamo. Ognuno di noi è chiamato a un qualcosa di più grande, perché la bellezza è insita in noi fin dal principio.
Si chiude un'altra bella esperienza per i giovani che hanno preso parte con la speranza che altri, leggendo, possano trovare un punto di attrazione per successive iniziative. Questo è l’augurio di tutto il gruppo che ha partecipato al campo di Padova 2018.
Massimiliano Invernizzi